In una stagione estiva
che stenta a decollare, un po' per le bizze del clima e per un po' (forse anche
di più) per una condizione economica che non accenna affatto a migliorare, con
una città o meglio un intero Paese in balia del proprio destino, il quadro
politico locale che ci si presenta, appare particolarmente complesso e
difficile da decifrare.
Da un lato c'è la maggioranza di
governo della città, il centrosinistra, che ormai da tempo immemore versa in
una situazione di completo stallo, con un sindaco alle prese con i continui
veti incrociati delle varie anime della coalizione, PD in testa, che rendono
pressoché impossibile l'attuazione di un qualsiasi programma di governo,
ammesso che se ne stia seguendo uno.
Se si considera poi che tra meno
di due anni, salvo sorprese, si tornerà al voto per eleggere il nuovo primo
cittadino, con l'attuale non più ricandidabile per raggiunti limiti di mandato,
si capisce come la lotta che vede “tutti contro tutti” sia ormai partita.
Di fronte ad un tale quadro, ci
si aspetta di trovare, nella compagine di centrodestra, una squadra agguerrita e
con il coltello tra i denti, al lavoro per tornare a guidare la città tra
ventiquattro mesi. Già, questo è quello che ci si aspetterebbe.
Nostro malgrado, con sommo
piacere del centrosinistra, nulla di tutto ciò è in atto, né da un punto di
vista amministrativo, men che meno politico.
Ad onor del vero, in alcune
occasioni, dai banchi delle opposizioni consiliari, alcune voci di dissenso che
denunci, politicamente, le scelte inadeguate compiute dalla maggioranza, si sono
levate, ma sono troppo spesso isolate ed hanno come scopo primario quello di
farsi notare. Tale azione dovrebbe essere sistematica, avere l’obiettivo di
contestare puntualmente le scelte compiute, offrendo magari anche soluzioni
alternative.
E poi, manca l’organicità di una
simile azione. Di rado, o forse mai, i gruppi di opposizione hanno intrapreso
un’iniziativa comune. Valga al riguardo come esempio, la diversità di voto (di
chi c’era) sul programma estivo portato in Consiglio dal sindaco.
Questo da un punto di vista
amministrativo. Qualcuno potrebbe anche non crederci, ma se si passa
all’analisi politica dell’attività dei partiti del centrodestra, lo sconforto è
ancora maggiore.
Il punto di partenza non può che
essere il partito di maggioranza relativa delle opposizioni con la sua nuova
veste, Forza Italia, che dopo aver avviato un cammino di riorganizzazione
puntando sul coinvolgimento della base, ha di fatto messo da parte (per volontà
propria o assenza di risorse in primis umane)
il progetto. Risultato, una pesante sconfitta nelle ultime consultazioni
regionali ed un partito a livello locale senza una guida (forse c’è un
commissario?).
L’auspicio è che, nella diatriba
per la leadership in Abruzzo e in Provincia di Chieti, in un momento di pausa,
si trovi il tempo per pensare al territorio.
Vi è poi Fratelli d’Italia, il
partito che fa capo a Giorgia Meloni e che ha ben figurato nella competizione
dello scorso 25 maggio, ottenendo a Vasto un lusinghiero risultato. Ma
attenzione, le consultazioni per il sindaco saranno altra cosa e per
raggiungere dei risultati davvero soddisfacenti, occorre costituire un gruppo
vero, aperto, che non abbia delle posizioni cristallizzate.
Quanto agli altri partiti della
coalizione, UDC e NCD, mutuando una espressione cara al generale e meteorologo
Edmondo Bernacca, tanto amato dagli italiani, potremmo dire “non pervenuti”.
Una riflessione, infine, va fatta
anche sul fenomeno delle cosiddette liste civiche. A Vasto, nelle consultazioni
elettorali tenutesi da vent’anni a questa parte, hanno sempre avuto un peso
determinante, sia perché raccoglievano i tanti che pur volendo fare attività
politica, non intendevano legarsi a simboli partitici nazionali, sia e forse
soprattutto, perché espressione di personaggi pubblici con un notevole peso
specifico.
Tale esperienza, però, oggi
rischia di diventare un boomerang per i suoi fautori, che troppo spesso
utilizzano tali forme di aggregazione semplicemente per sganciarsi dai partiti
tradizionali, o quel che di loro resta, per poterne disporre liberamente.
Se davvero questo è il quadro che
a noi si presenta, spero di cuore di errare, ai diretti discendenti di Lapenna
non resta che attendere, immobili, l’arrivo del 2016.
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