Ma a Vasto c'è il centrodestra?



di NICOLA SALERNI


In una stagione estiva che stenta a decollare, un po' per le bizze del clima e per un po' (forse anche di più) per una condizione economica che non accenna affatto a migliorare, con una città o meglio un intero Paese in balia del proprio destino, il quadro politico locale che ci si presenta, appare particolarmente complesso e difficile da decifrare.

Da un lato c'è la maggioranza di governo della città, il centrosinistra, che ormai da tempo immemore versa in una situazione di completo stallo, con un sindaco alle prese con i continui veti incrociati delle varie anime della coalizione, PD in testa, che rendono pressoché impossibile l'attuazione di un qualsiasi programma di governo, ammesso che se ne stia seguendo uno.

Se si considera poi che tra meno di due anni, salvo sorprese, si tornerà al voto per eleggere il nuovo primo cittadino, con l'attuale non più ricandidabile per raggiunti limiti di mandato, si capisce come la lotta che vede “tutti contro tutti” sia ormai partita.  

Di fronte ad un tale quadro, ci si aspetta di trovare, nella compagine di centrodestra, una squadra agguerrita e con il coltello tra i denti, al lavoro per tornare a guidare la città tra ventiquattro mesi. Già, questo è quello che ci si aspetterebbe.

Nostro malgrado, con sommo piacere del centrosinistra, nulla di tutto ciò è in atto, né da un punto di vista amministrativo, men che meno politico.

Ad onor del vero, in alcune occasioni, dai banchi delle opposizioni consiliari, alcune voci di dissenso che denunci, politicamente, le scelte inadeguate compiute dalla maggioranza, si sono levate, ma sono troppo spesso isolate ed hanno come scopo primario quello di farsi notare. Tale azione dovrebbe essere sistematica, avere l’obiettivo di contestare puntualmente le scelte compiute, offrendo magari anche soluzioni alternative.

E poi, manca l’organicità di una simile azione. Di rado, o forse mai, i gruppi di opposizione hanno intrapreso un’iniziativa comune. Valga al riguardo come esempio, la diversità di voto (di chi c’era) sul programma estivo portato in Consiglio dal sindaco.

Questo da un punto di vista amministrativo. Qualcuno potrebbe anche non crederci, ma se si passa all’analisi politica dell’attività dei partiti del centrodestra, lo sconforto è ancora maggiore.

Il punto di partenza non può che essere il partito di maggioranza relativa delle opposizioni con la sua nuova veste, Forza Italia, che dopo aver avviato un cammino di riorganizzazione puntando sul coinvolgimento della base, ha di fatto messo da parte (per volontà propria o assenza di risorse in primis umane) il progetto. Risultato, una pesante sconfitta nelle ultime consultazioni regionali ed un partito a livello locale senza una guida (forse c’è un commissario?).

L’auspicio è che, nella diatriba per la leadership in Abruzzo e in Provincia di Chieti, in un momento di pausa, si trovi il tempo per pensare al territorio.

Vi è poi Fratelli d’Italia, il partito che fa capo a Giorgia Meloni e che ha ben figurato nella competizione dello scorso 25 maggio, ottenendo a Vasto un lusinghiero risultato. Ma attenzione, le consultazioni per il sindaco saranno altra cosa e per raggiungere dei risultati davvero soddisfacenti, occorre costituire un gruppo vero, aperto, che non abbia delle posizioni cristallizzate.

Quanto agli altri partiti della coalizione, UDC e NCD, mutuando una espressione cara al generale e meteorologo Edmondo Bernacca, tanto amato dagli italiani, potremmo dire “non pervenuti”.

Una riflessione, infine, va fatta anche sul fenomeno delle cosiddette liste civiche. A Vasto, nelle consultazioni elettorali tenutesi da vent’anni a questa parte, hanno sempre avuto un peso determinante, sia perché raccoglievano i tanti che pur volendo fare attività politica, non intendevano legarsi a simboli partitici nazionali, sia e forse soprattutto, perché espressione di personaggi pubblici con un notevole peso specifico.

Tale esperienza, però, oggi rischia di diventare un boomerang per i suoi fautori, che troppo spesso utilizzano tali forme di aggregazione semplicemente per sganciarsi dai partiti tradizionali, o quel che di loro resta, per poterne disporre liberamente.

Se davvero questo è il quadro che a noi si presenta, spero di cuore di errare, ai diretti discendenti di Lapenna non resta che attendere, immobili, l’arrivo del 2016.    


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