Un
bilanciamento dello stato psicologico con le attenuanti generiche di fatto
escludendo la premeditazione. E' ciò che hanno fatto i giudici della Corte
d'Appello d'Assise de L'Aquila nel ridurre la condanna da 30 a 20 anni a Fabio
Di Lello, il panettiere 34enne di Vasto che il 1 febbraio 2017 uccise Italo
D'Elisa, 21 anni, per vendicare la morte della moglie Roberta Smargiassi,
investita e uccisa da D'Elisa. Lo si evince dalla lettura dalla sentenza di
trenta pagine che analizza la tragedia che si consumò all'ingresso di un bar in
pieno giorno in viale Perth a Vasto davanti a diversi testimoni quando Di Lello
esplose tre colpi di pistola freddando D'Elisa. Luigi Catelli, presidente della
Corte d'Appello d'Assise nel motivare la sentenza ha tenuto conto
dell'attenuante della condizione depressiva del giovane vedovo eliminando
l'aggravante della minorata difesa per quanto deciso nella lettura del verdetto
dello scorso 9 luglio. "La sentenza è molto corposa e complessa - dice l'avvocato
Pierpaolo Andreoni che assieme a Giuliano Milia difende Di lello - e necessità
di un serio approfondimento per le numerose questioni di diritto trattate, ci
riserviamo cosa fare e se fare ricorso in Cassazione". In primo grado il
procuratore capo del Tribunale di Vasto, Giampiero Di Florio aveva chiesto
l'ergastolo ma la Corte d'Assise, presidente Marina Valente, decise per una
condanna a 30 anni di carcere.
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